Quando trovo un libro di Greg Egan non me lo faccio sfuggire. Il suo approccio hard alla fantascienza, unito a una grande immaginazione, gli permette di costruire mondi e situazioni innovative e allo stesso tempo credibili. Proprio per l’accuratezza dell’estrapolazione scientifica, però, i suoi sono romanzi spesso non facili, tant’è che, per venire incontro ai lettori, l'autore stesso mette a disposizione sul suo sito (https://www.gregegan.net/) approfondimenti allo scopo di renderli più chiari.
In questo romanzo breve, intitolato “I quattromila e gli ottocento”, però, il tema principale è sociale e politico, mentre l'aspetto scientifico rimane secondario; dunque è un buon punto d'ingresso per iniziare a leggere qualcosa di suo. La questione al centro della storia è la progressiva emarginazione di una parte della popolazione di una colonia umana su Vesta a partire da un pretesto assurdo. La maggioranza della popolazione pretende infatti di applicare un principio assodato nel presente del racconto, cioè la negazione dei diritti intellettuali, a un fatto avvenuto nel passato, cioè la colonizzazione del planetoide, quando tali diritti erano invece ritenuti validi, rivalendosi sui discendenti di uno dei colonizzatori che aveva contribuito alla colonizzazione con le sue conoscenze invece che economicamente. Mi fermo qui per non dirvi troppo, ma si intuisce che, come spesso accade nella fantascienza, il racconto non pretende di prendere il futuro, ma cerca di guardare il presente prendendo da esso le giuste distanze, in modo da mantenere uno sguardo oggettivo.
Se doveste decidere di leggerlo, fatemi sapere che ne pensate.
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