martedì 8 gennaio 2008

inPaC (speriamo che diventi un musical)


Bighino, così lo chiamavano gli amici, era un aspirante teppista del rione Borgo. In verità troppo buono per essere un vero teppista e troppo miope per riuscirci anche quando ci si metteva davvero d’impegno.
Bighino, un tempo ragazzo serio e studioso, aveva deciso che sarebbe divenuto il più duro e fico della quinta C quando, invitando ad uscire Ioia, la più bella delle sue compagne , si era sentito rispondere che certo le sarebbe piaciuto, ma da quando aveva visto al cinema 3MsC aveva promesso a sé stessa che il suo prossimo ragazzo sarebbe stato il più possibile simile a Step, se non Step in persona.

Bighino allora si era procurato una copia del film che minacciava di rovinare il suo sogno d’amore e l’aveva studiata attentamente.
Poi per darsi l’aria da bullo aveva buttato via gli occhiali, che lo rendevano troppo simile a un secchione, rinunciando così a godere della bellezza di lei pur di conquistarne il cuore.
Infine aveva deciso di intraprendere le attività più "toste" che gli venivano in mente: avrebbe cominciato a frequentare il gruppo più scalmanato di Ultrà, avrebbe realizzato dei magnifici graffiti in giro per la città e si sarebbe persino procurato una vecchia motocicletta con cui gareggiare nelle corse clandestine.

Il nuovo stile di vita non aveva giovato, però, alla sua salute, già dai primi giorni.
Alla sua prima partita, a causa della sua carenza visiva, aveva esultato più volte ai gol della squadra avversaria. I suoi compagni di curva a fine match sfogarono su di lui la rabbia del cinque a zero subito.
La sua attività di graffitaro risultò ancora più pericolosa: la sua prima opera l’aveva dipinta sul muro di un palazzo, mentre su di esso iniziavano le le operazioni di demolizione, la seconda sul portone della scuola mentre il preside lo osservava da circa tre metri di distanza (ovvero il limite massimo del suo campo visivo), la terza su una macchina dei carabinieri, con gli agenti seduti al suo interno.

Con le poche ossa intere che gli rimanevano si era poi recato sul luogo in cui si sarebbe tenuta la corsa del secolo. Stavolta le cose sentiva che gli sarebbero andate bene : Ioia era lì a guardarlo, i suoi amici secchioni erano lì a fare il tifo per lui.
Quasi tutti quelli che lo conoscevano in realtà lo avevano seguito lì… anche i due carabinieri…
A questo punto aveva stabilito che, finché riusciva ancora a reggersi sulle proprie gambe, avrebbe dovuto tentare l’attacco diretto.

Due notti dopo si recò di fronte a casa di Ioia, aspettò che lei si affacciasse alla finestra (per non sbagliare questa volta si era portato un amico) e, attingendo al proprio dialetto, realizzò per lei un graffito, ponendola molto più in alto di quanto fossero Step e Babi :
“Io e te in petto a Cristo”



- Fine prima parte -

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