lunedì 18 luglio 2016

Succubì, succubè, succubò...


In una celebre scena di Totò Fabrizi e i giovani d'oggi, nel corso di un dialogo con con la foglia, Totò dice: "Vuoi dire che sono succube di tua madre?".
Lei lo corregge: "succubo si dice!" e, di fronte al suo scetticismo, glielo mostra sul vocabolario.
Mi è sempre rimasto il dubbio, in proposito, e così sono andato a controllare.
Ebbene, da un punto di vista grammaticale, sono valide sia la forma invariabile fra maschile e femminile "succube" (che deriva dal francese) che le versioni "succubo" (al maschile) e "succuba" (al femminile). C'è da aggiungere che le ultime due, oggi, sono abbastanza rare e se le usassimo nel parlato daremmo l'impressione di esprimerci come un libro stampato. Meglio il francesismo, allora.
Ma da dove viene questo termine? Dal latino sub + cubare, ovvero "giacere sotto", "sottomettersi a rapporto sessuale" e in origine indicava dei demoni, i cui rappresentanti femminili avevano rapporti con gli uomini, allo scopo di rubare loro il seme che, a loro volta, i demoni maschili avrebbero usato per fecondare le proprie vittime. Insomma, un'ottima scusa per le polluzioni notturne e le gravidanze indesiderate.

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