Pochi giorni fa, ho preso l’aereo per la prima volta.
“Tranquillo, è come essere in giostra al luna park.”
Ottimo: io odio le giostre!
In ogni caso ho stretto i denti e sono salito sul velivolo.
Posto vicino al finestrino.
Se devo aver paura, almeno mi godo lo spettacolo.
Mentre l’aereo si posiziona in pista, mi ripeto che in fondo sono un uomo di scienza. Faraday ha messo suo figlio in una gabbia di metallo e poi l’ha collegata alla corrente. Io non posso, certo, non fidarmi del teorema di Bernoulli.
Così, mentre l’aereo prende velocità e sento la gravità reclamare il suo dominio sugli uomini, mi ritrovo, a fare il tifo per Bernoulli in un immaginario derby contro Newton.
Bernoulli. Bernoulli.
La terra si allontana e Bologna diventa sempre più piccola.
Bernoulli. Bernoulli.
Ce l’avevamo fatta. Almeno fino all’atterraggio.
Alla fine mi sono convinto che davvero gli aerei decollano e atterrano. Così, quando in cielo mi sono trovato pochi metri sopra uno strato smisurato di nubi, ho lasciato perdere le mie paure e mi sono goduto la bellezza di un tramonto visto dal lato sbagliato delle nuvole.
3 commenti:
Eh, io l'aereo l'ho preso tantissime volte, ma davvero lo odio.
Bel post!
Simone
Adoro volare. Da giovane volevo fare il pilota. Ma all'epoca gli occhiali erano una limitazione non da poco (anche perché io volevo pilotare un caccia militare e volevo iscrivermi all'accademia di Modena, non fare la scuola civile ^_^).
Sogni giovanili... ma ogni volta che salgo su un aereo ci penso, mi intristisco un po', e poi guardo fuori dal finestrino ^_^
@Simone: Grazie ;)
@Glauco: capisco che possa essere esaltante l'idea di portare l'aereo. Probabilmente il risultato dipende dal bilancio interno fra paure per il futuro e capacità di vivere l'istante con fiducia.
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