domenica 9 maggio 2010

Non nel mio nome (Minuti Contati di Maggio)

L’edizione di Minuti Contati di Maggio è stata un’edizione speciale, poiché l’Aguzzino (inventore e gestore dell’iniziativa) ha delegato i suoi compiti al vincitore della scorsa edizione ed è sceso in campo contro di noi. Come al solito qui sotto vi propongo il racconto con cui ho partecipato imperfetto come al solito, visto che è scritto con i minuti contati… anzi anche un po’ di più visto che il tema mi ispirava poco e ci ho messo un po’ a partire (e infatti l’ho inviato in ritardo subendo 10 punti di penalità). La classifica finale è qui. Buona lettura…
Angelo
Angelo si alzò in piedi scrollò le ali impolverate. Nel monitor dello studio televisivo vide la propria immagine: il volto rugoso, i capelli ormai bianchi, la pelle cadente del volto. Da troppo tempo era lontano da Casa. Il Capo l’aveva avvertito: vagare fra gli uomini ti renderà troppo simile a loro e alla fine perderai la strada per tornare da me. “Allora Angelo, come va la missione?” La voce del presentatore conteneva una nota di noia. L’entusiasmo della scoperta di una creatura angelica fra gli uomini in quest’epoca si era raffreddato in breve tempo. Per alcuni mesi Angelo era stato un divo. Ora la sua fama iniziava a sbiadire. Era stato divertente. Più di quando le civiltà del passato lo scambiavano per un dio. E di sicuro più utile per i suoi scopi. La divinizzazione intimoriva la gente, mentre il successo gli permetteva di avvicinare di più gli esseri umani. Lo scambio di battute con lo show-man si concluse, poi iniziò l’intervista al bestione dall’italiano incerto che aveva conquistato il pubblico del reality show del momento. “Allora Sergione, è così che ti chiamano le donne lì vero?” “Certo. È non perché sono alto.” Strizzò l’occhio poi emise una grassa risata per sottolineare meglio il concetto. “Perché sei entrato nella casa dei sopravvissuti?” “Il 2012 si avvicina e io credo nel progetto Kripton. Sono certo che i miei geni siano i migliori al mondo da congelare e inviare nello spazio, con il razzo che la vostra rete televisiva sta preparando.” Angelo scrollò la testa. Tante sciocchezze aveva sentito nel corso della Storia dell’uomo. Ma in quest’epoca non si limitavano a dirle: le trasmettevano in mondo-visione. Poi stese le ali e volò via, incurante del saluto del pubblico che inneggiava “viva l’angelo, viva l’angelo…” La birra scese lungo la gola di Angelo, con quel magnifico sapore amarognolo. Non era il paradiso, ma, nel nome della sua missione superiore, si poteva accontentare. “Dammene un'altra, Mario.” “Brutta giornata?” “Non peggio di altre. Potessi almeno dimenticare grazie all’alcol. Un’eternità di ricordi sempre in mente”. Poi afferrò il secondo boccale e lo bevette in pochi secondi. Il barista, approfittando dell’insolita calma di quella sera, si avvicinò e con fare confidenziale chiese: “Ci conosciamo da tanti anni, Angelo. Questa volta me lo racconti qualcosa sull’aldilà?” “Non posso, lo sai. Il Capo me l’ha ordinato e io i suoi ordini devo rispettarli. A noi non ha mica concesso tutto il libero arbitrio vostro.” “Pfua. Libero arbitrio. Da quarant’anni sto in questo schifo di bar. Io volevo fare il ballerino classico”, disse Mario tirandosi su. Poi si voltò verso il sedile accanto a quello del cherubino e disse: “Desidera Signora?” “Una birra. Mi dicono che è tanto buona, ma io non l’ho mai assaggiata.” Angelo si voltò curioso: non aveva percepito nessuno entrare nel bar. I suoi poteri cominciavano a perdere colpi? Poi quando vide chi era, capì. “Scommetto che lei, Signora, è una di quelle fissate col vino. Ora le verso una della migliori. E offro io.” “Fissata col vino? In effetti così dicono di me da queste parti” disse lei sorridendo. Appena Mario si fu allontanato, Angelo disse: “Capo, ma che ci fai qui?” “Colei che ha creato il mondo, non può venirsi a riprendere il suo figliol prodigo?” Il sorriso della donna si allargò ancora di più. Poi assaggiò la birra e disse: “Non male. Dai Angelo, andiamo. Hai fatto già abbastanza danni su questo pianeta.” “Per esempio?” “Hai corteggiato tutte le belle donne che hai incontrato. Hai rivelato fin troppe volte la tua identità e poi hai svelato la data ai Maya.” “L’ho fatto nel Tuo Nome. Speravo che servisse per farli convertire alla Tua Parola.” “No, tesoro. Lo hai fatto per fare colpo su quella bella sacerdotessa.” Angelo si limitò ad abbassare la testa. Poi disse: “Va bene. Andiamo a casa.” “Aspetta. Diglielo” disse Lei, indicando il barista. “Mario. È davvero molto meglio della più buona delle tue birre. Meglio che essere il primo ballerino della Scala. Una Festa oltre ogni immaginazione.” Mario lo guardò a bocca aperta. Poi aggiunse: “E io verrò lassù?” “Contaci” rispose Lei strizzando l’occhio. “E se vuoi portarmi dietro un po’ di birra, fai pure.”

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