Scrive Piero Citati sul Corriere della Sera "Credo che sia molto meglio non leggere affatto, piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio Faletti e Paulo Coelho".
Ha ragione? O è meglio leggere comunque?
Devo dire che l'affermazione un po' mi divide in due. Ho la sensazione che l'abbassamento del livello di cinema o letteratura, che privilegia prodotti standard e confezionati in maniera attraente, ma senza idee e senza anima sia frutto di un circolo vizioso (il produttore/editore che guarda i biglietti staccati/le vendite, decide che il pubblico vuole quello e il pubblico che va al cinema/compra i libri) pericoloso.
I libri sono alimenti per la mente e se ci alimentiamo male, la nostra mente crescerà male.
Parlavo, tempo fa, con un libraio di una libreria per ragazzi che mi spiegava come il successo di Geronimo Stilton sia dovuto a una scrittura molto semplice ed elementare (detto con accezione negativa), per cui il bambino finisce il libro con facilità è contento di essere arrivato alla fine e ne vuole altri, auto-compiacendosi di aver letto tanti libri. Questo ha in più l'effetto collaterale di rendere poco attraente la lettura dei classici per la letteratura per ragazzi.
Immagino che il meccanismo, in certi best seller, sia lo stesso.
È vero anche che i feuilleton sono sempre esistiti, ma da lì sono venuti fuori anche grandi autori come Stevenson, Flaubert, Dostoevskij e Tolstoj.
D'altra parte, nel mondo di oggi, come si può combattere il mercato? Credo che la via passi dalla scuola e dall'educazione familiare.
Soprattutto, passa attraverso insegnanti appassionati, che non si facciano fare il lavaggio del cervello dalla parola tanto alla moda oggi che è "meritocrazia", ma sappiano accendere l'entusiasmo degli alunni, anzichè far passare in loro l'idea che i classici siano una cosa pallosissima il cui unico scopo sia quello di annoiarsi e essere valutati.
Certo che se quegli insegnanti sono lettori di Moccia e non riescono ad approcciarsi a
Dostoevskij è difficile che sappiano far passare il gusto della buona lettura ai ragazzi.
Allora, forse, l'affermazione di Citati è da restringere agli educatori (e possibilmente anche ai genitori)?
È meglio che gli insegnanti non leggano affatto,
piuttosto che leggere Dan Brown, Giorgio Faletti e Paulo Coelho... Suona meglio?
7 commenti:
Secondo me c'è una visione sbagliata della lettura: leggere è come qualsiasi altra forma di svago, per cui come tale non c'è un meglio o un peggio ma è solo questione di gusti. Ma ti stai svagando, non stai ottenendo chissà cosa quando leggi un libro è come giocare ai giochini su Facebook.
Poi c'è un tipo di romanzo formativo e la cui lettura può offrire nuove conoscenze e nuovi spunti al lettore. Ma io un po' penso che sia supponente e arrogante dire - sulla base di simpatie o antipatie - che questo romanzo "sì" mentre quest'altro "no". Ognuno vive i libri a modo proprio e magari Geronimo Stilton è talmente pieno di idee che per un ragazzo è una lettura estremamente formativa.
Però, generalmente, i romanzi di questa epoca non sono scritti per educare o per raccontare, ma solo per divertire e assecondare i gusti del pubblico. Insomma per le letture "serie" meglio cercare nei classici, e guardare forse alle letture moderne per quello che sono senza dargli un valore che non possono avere.
Simone
Ciao Simone.
Quello che "contesto" non è la lettura come intrattenimento, ma il fatto che l'intrattenimento possa essere fatto bene o male.
L'impressione che ho è che oggi la scrittura diventi sempre meno artigianato e sempre pià industria, per cui c'è un marketing che fa indagini di mercato che cerca di stabilire cosa vuole il lettore, un progettista che fa dei pezzi standard e degli operai che mettono insieme questi pezzi.
Siamo all'IKEA della letteratura.
Non sono d'accordo, credo sia un atteggiamento molto snob e comunque Faletti, o chiunque scriva per lui, è bravo!!!
Magari uno può iniziare con un libro di Moccia, incuriosirsi e iniziare a leggere qualcosa di più complesso o "classico", l'importante è che legga e che provi piacere nel farlo! E' solo questione di gusti e non è detto che chi legge Dostoevskij sia migliore di chi legge Moccia o Faletti o Volo.
E poi all'Ikea si trovano cose belle e spesso più originali di tanti altri negozi "in":-)
Anna
Credo che siano cambiate molte dinamiche di scrittura, lettura e "tempi", nel senso dei tempi di scrittura di un libro.
Concordo con Simone quando dice che forse il dire quello si quello no è un pò arrogante, ma credo che, obbiettivamente si, come si fa delle volte a rimanere in silenzio quando escono dei libri che vengono considerati capolavori quando invece sono solo pagine bianche tinte e riempite...
e poi ovviamente c'è una visione soggettiva nei confronti di quello o quell'altro.
Leggere può essere un passatempo per molti ma per altri è un viaggio, che stimola la fantasia e edulcora la mente in mille pensieri, emozioni e sensazioni.
Anna
Ciao!
@Anna: non ho detto che "chi legge Dostoevskij sia migliore di chi legge Moccia".
Però, prova a pensarla sul piano musicale. Quando una tua amica ti dice che ascolta Gigi D'Alessio, tu non le dici: "No, dai, D'Alessio, no!"
@Asophia82: sì, anche io ho sempre pensato alla lettura come a un viaggio.
Certi best seller sono come viaggi in villaggi turistici, che ti nascondono la realtà dei luoghi in cui vai con luci e colori abbaglianti.
Certo, non si può partire con una ferrari se non si sa guidare una panda. Però ci si può rivolgere a testi più agevoli di buoni autori che non scoraggino la lettura a priori. Bisogna considerare che la lettura deve essere un piacere e che non si possono imporre letture che vadano contro il gusto dei lettori. C'è chi ama il fantastico e chi è refrattario a tutto quello che non sia realistico e storicamente determinato e credibile. Inoltre, tanta letteratura è stata prodotta per i critici e non per i lettori: non si può pretendere di farla digerire a chi affronta la lettura da principiante. I grandi classici non dimenticavano comunque di avere un pubblico davanti a loro e pertanto seguivano logiche costruttive e produttive che rendevano il loro prodotto interessante per i fruitori. Le idee, quando c'erano, costituivano un valore aggiunto, ma non potevano essere l'unica ragione del lavoro dello scrittore, che altrimenti avrebbe scritto solo saggi o pamphlets.
Ciao Guido e grazie per il commento.
In realtà non ho nulla contro l'intrattenimento né contro il fantastico (anzi). L'importante è che siano fatte bene-
Quello che "critico" è la produzione meramente "industriale" di storie, che cerca solo di "assecondare" quello che si pensa siano i desideri del pubblico, mettendo su trame fotocopia e personaggi cliché.
Ti f
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