Prendo spunto dalla seconda puntata dello Scrivere 2013 di
Daniele Imperi, sul suo blog Penna Blu.
Dopo le tre parole che definiscano l’obiettivo per il 2013,
questa volta Daniele chiede di individuare con quattro parole i quattro
pilastri della nostra scrittura, riguardando a sé e ai propri scritti.
Ecco i miei.
La mia scrittura parte sempre da un punto molto ben
definito, un’immagine o una frase che mi compaiono in testa, oppure una scena
colta per strada, un sogno, ecc. Questo punto rappresenta un dettaglio che
cerca una storia che lo richieda e lo giustifichi, lo spieghi e lo inquadri.
Senza questo spunto di partenza non avrei scritto nessuno dei miei racconti.
Spesso i miei personaggi hanno una piccola o grande
ossessione che disturba la loro vita quotidiana, una fissazione per un
dettaglio che sembra fuori posto (e a volte lo è davvero nel mondo, altre volte
solo nella loro testa) e a cui devono trovare una risposta.
Finisce per entrare a volte in modo più diretto, altre volte
più di straforo, nelle mie storie. Così a volte costituisce l’impalcatura
stessa del racconto (come in quello che sta per uscire nelle edizioni Scudo),
altre volte si nasconde dietro la simbologia, altre ancora è un gran bagaglio
di immagini da deformare e piegare. In ogni caso, non si tratta della certezza
granitica di Manzoni, quanto di un grande punto interrogativo.
Il tempo che passa e cambia la vita, il mistero della vita
che so trasforma e del presente che smette di esistere per trasformarsi in una
nebbia di ricordi che non puoi afferrare è una delle mie ossessioni e non può
non entrare nelle mie storie.
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