lunedì 21 marzo 2016

Un risveglio improvviso

È da un po’ che non pubblico qui i racconti nati nel contest “Minuti Contati”. Nell'edizione di Febbraio, in cui la guest star (e giudice) era lo scrittore Romano De Marco, sono arrivato terzo (era da un po’ che non raggiungevo il podio). Il tema era: “un risveglio improvviso”. Questo il mio racconto (che trovate anche sulla vetrina di MC o, se volete divertirvi a leggere i commenti, direttamente sul Forum):

I tecnici del reparto manutenzione

Nico si svegliò urlando. L’aria gli riempì i polmoni, gli occhi si aprirono. Si mise seduto sul letto.
Era vivo. Anche questa volta. La visione della donna evanescente che armeggiava sulla scrivania gli tolse quella certezza.
«Chi sei?»
La donna si voltò di scatto: «Mi vedi? Non è possibile.»
«Sei un angelo? Sei venuta a prendermi?» balbettò Nico.
La donna rise e quel suono ridiede lucidità alla mente di Nico. La donna aveva in mano le chiavi di casa perse da Nico la sera prima.
«Ladra!» Afferrò il cellulare dal comodino e compose il 113.
«Non ti conviene. Loro non mi vedrebbero e richieresti di finire in manicomio.»
«Ti sembro cretino?»
«Fammi una foto» disse lei, mettendosi in posa.
Nico sbuffò, puntò su di lei il cellulare… e si accorse che non riusciva a inquadrarla. Che fosse davvero morto?
«Mi chiamo Namma. Sono un tecnico della manutenzione.»
Decise di stare al gioco: «E cosa si sarebbe rotto?»
«Un piccolo buco nella realtà. Niente di che, ce ne sono in continuazione. Solo che le tue chiavi ci erano cascate dentro e occorreva recuperarle per riportare in pari la massa dell’universo. Vieni a vedere.»
Raggiunse Namma e lo vide: un piccolo caleidoscopio di colori e luci che fluttuava qualche millimetro sopra la scrivania.
«Finché ci finisce dentro un mazzo di chiavi» continuò Nemma, «il problema si risolve. Il brutto è quando ci cade dentro uno di voi.»
«Vuoi dire che le persone scomparse…»
Lei annuì, solenne. «Tu, però, non dovresti vedere né me né lo strappo. Credo ci sia qualcosa da riparare anche qua dentro» aggiunse battendogli un dito sulla testa. Poi, come se chiamasse qualcuno, urlò: «Enlil, ho bisogno di te.»
Un uomo diafano comparve accanto a Nemma.
Il nuovo venuto estrasse dal vestito una piuma e gli solleticò la testa.
«Crede di potermi riparare?» chiese Nico, con voce tremante.
«Spero di sì o dovremo ritirarti dalla realtà.»
Nico si passo la lingua sulle labbra e sospirò.
«Fra qualche istante non dovresti più vederci, né ricordarti di noi.»
Nico chiuse gli occhi. Li riaprì. I due erano ancora lì.
Finse di non vederli.
«Che sonno! Che diavolo ci faccio in piedi?»
Barcollò fino al letto e infilò la testa sotto le coperte. Stringendo i pugni e gli occhi, si sforzò di domare la curiosità.
Solo quando i primi raggi di luce penetrarono dalla finestra osò guardare. Non c’era più nessuno.
 
Ne aveva visti almeno tre, intenti a riparare buchi luminescenti, ed era solo a metà della strada verso l’ufficio. Si era sforzato di non fissarli ma, ora, uno squarcio si era aperto davanti ai piedi un’anziana signora. Non si sarebbe dovuto impicciare, lo sapeva. Invece accelerò e la spinse fuori dalla traiettoria.
«Maleducato!» urlò l’ignara donna.
Non pareva esserci nessun tecnico lì attorno. Nico sorrise felice.
 
Anche Nemma sorrideva mentre sbirciava, con Enlil, la scena.
«Un altro guardiano è stato reclutato!»
«Merito tuo, Nemma. A questo non avrei dato neanche una mina.»
Lei sorrise e si godette il temporaneo riconoscimento. Al prossimo candidato, avrebbero di nuovo litigato.

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