domenica 30 marzo 2008

Siamo tutti come Willy il Coyote…



Mentre guardavo, stamattina, un episodio di Willy il Coyote in televisione mi è venuta in mente una vecchia battuta che diceva “se Willy ha così tanti soldi per comprare tutte quelle porcherie ACME per catturare il Road Runner, perché invece di sprecare così quei soldi non si ordina un pollo arrosto?” ed ho capito che questa battuta non aveva senso.
Perché, in fondo allo schema trito e ritrito del Coyote che cerca di acchiappare Beep Beep, di Silvestro che insegue Titty o Speedy Gonzales edi Tom alla caccia continua di Jerry, c’è una verità più profonda: se Willy acchiappasse Beep Beep e se lo pappasse, sarebbe probabilmente felice per un po’, ma poi comincerebbe a sentirsi insoddisfatto e si porrebbe un nuovo obiettivo impossibile, un nuovo Beep Beep da acchiappare. Il senso non è nella cattura, ma nell’inseguimento.
Come cantava Finardi :

Ma io mi sento come Vil Coyote
Che cade ma non molla mai
Che fa progetti strampalati e troppo complicati
E quel Bip Bip lui non lo prenderà mai
Ma siamo tutti come Vil Coyote
Che ci ficchiamo sempre nei guai
Ci può cadere il mondo addosso, finire sotto un masso
Ma noi non ci arrenderemo mai.
Ognuno di noi insegue i suoi Road Runner, che immagina potrebbero portarlo alla felicità: una laurea, la carriera, i soldi, il successo…o magari la pubblicazione di un libro.

Ecco: forse gli aspiranti creativi sono l’esempio perfetto. Prendiamo uno scrittore notturno, uno di quelli cioè che, finito il lavoro, dopo cena si dedica ai suoi racconti e romanzi. C’è in essi una spinta interiore, un desiderio di comunicare, raccontare, immaginare, scrivere, inseguire i personaggi che misteriosamente gli compaiono nella testa, le immagini che inspiegabilmente si materializzano nel loro immaginario. C’è però anche la sensazione che se riuscissero a pubblicare un libro, il fiume che scorre loro dentro riuscirebbe a sfociare nel mare della letteratura ufficialmente riconosciuta: un obiettivo che corre loro davanti e che si affanno ad acchiappare.
Quelli che ci riescono però, si sentono tutt’altro che arrivati. Mi è capitato più volte di sentire gente che è arrivata a fare della scrittura una professione affermare che è diverso scrivere per hobby e per lavoro, che “non è tutto rose e fiori” (anche se probabilmente uno scrittore professionista userebbe una metafora più ardita), che lo scrittore non professionista coglie il piacere, ma non l’angoscia del dover scrivere "altrimenti non potrai pagare la bolletta", che tutta la fatica che ci metti nello scrivere spesso non è pagato da risultati altrettanto grandi…
Probabilmente una volta divenuti scrittori professionisti ci sono altre Beep beep da inseguire…

E allora che fare? Per parafrasare la battuta di prima “se hai così tanto tempo per scrivere tutte quelle porcherie sperando un giorno di pubblicarle, invece di sprecare così quel tempo perché non esci di più con i tuoi amici, non vai più spesso a divertirti con loro…
Semplice perché come dicevo prima non c’è solo il desiderio di vedere ciò che si scrive in libreria, ma c’è prima di tutti il bisogno di scrivere, di acchiappare quelle immagini che ci corrono dentro e dare loro vita nelle parole. Per il resto c’è tempo e non è nemmeno detto che il problema di che fare una volta acchiappato il Road Runner si ponga mai per me! Intanto divertiamoci ad inseguirlo.

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