venerdì 13 giugno 2008

Umiltè...

Da un po’ di tempo nella blog-sfera un “personaggio” che pretende di essere il nuovo grande autore del fumetto italiano ha cominciato a rompere le blog-sfere a molti autori professionisti di fumetti accusandoli di impedire a lui di accedere al mondo del fumetto professionale e rendere manifesto al mondo il suo grande talento. Non darò il link del suo blog, che già riceve molte più attenzioni di quante meriterebbe (fosse per me i suoi post non dovrebbero ricevere nemmeno un commento). Se ne parlo in questa sede è perché in uno dei suoi ultimi post ha proposto una sua idea per un ipotetico soggetto di Dylan Dog, che proprio per l’attenzione che il blogger ha creato attorno a sé (a forza di urla e di insulti), si è guadagnato una serie di consigli e commenti da parte di molti professionisti del settore (fra cui Paola Barbato) Insomma, visto che non tutto il male viene per nuocere ne viene fuori un interessante serie di suggerimenti dati da persone che hanno solide capacità ed esperienza da vendere e che fanno risaltare le ingenuità, gli errori che sono presenti nello scritto di un non-professionista. Mi veniva in mente che ciò che manca in alcuni aspiranti scrittori (ma non in tutti) è l’umiltà di pensare che ciò che si scrive è lontano dalla perfezione e c’è sempre spazio per crescere e migliorarsi. Ma ciò che manca molto più spesso è la possibilità di confrontarsi con chi potrebbe davvero indicare la strada da percorrere per migliorare. Mi vedo nella mia stanza a scrivere con la gioia di farlo, leggere ciò che ho scritto, ri-leggere e poi affezionarmi tanto e, complice la mia inesperienza, farmi sfuggire gli errori e i difetti su cui dovrei lavorare per davvero … Insomma quanto potrebbe migliorare il lavoro di chi prova ad imparare a scrivere e quanto potrebbe essere più facile avvicinarsi alla pubblicazione se si avesse a disposizione qualche piccolo aiuto da parte di chi è in quel mondo da molto più tempo invece che delle lettere prestampate di rifiuto?

3 commenti:

Simone ha detto...

Io non la vedo così: chi lavora già in un certo settore può valutare la tua vendibilità, ma difetti e ingenuità li trovi anche nel lavoro dei professionisti.

Le case editrici non rifiutano un libro (col prestampato) perché è scritto male, ma perché non sanno come venderlo.

Simone

Angelo Frascella ha detto...

Ciao Simone.

Probabilmente quello che tu dici è vero per una parte dei libri inviati alla casa editrice.
Immagino però che fra i"manoscritti" che le case editrici si vedono recapitare ve ne siano un certo numero brutti, un certo numero così e così, altri perfettibili, ed alcuni davvero buoni.
Forse tutti finiscono nello stesso calderone (la pigna purulenta di cui parla Will Ferguson nel suo romanzo), ma questo è un altro discorso...

Anonimo ha detto...
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