− Credo dovremmo smetterla di vederci. Anche se sono affezionato a te, ormai non ti riconosco più. Sento che non abbiamo più nulla da dirci. − Afferro il bicchiere che il barista robotica mi porge e rimango in silenzio a osservare il vecchio mio amico.
Lui si passa le mani fra i capelli bianchi: − Che vuoi che ti dica? Io ci provo a tenervi contenti, ma orami neanche io mi sento quello di una volta. Il mondo attorno a me è completamente cambiato. Un tempo ci avrebbero proposto di aggiungere un babalot in questo bicchiere.
Entrambi storciamo la bocca all’idea di quella specie di grosso verme che un tempo, nei bar di Marte, mettevano vivo nel govos'eye. A quei tempi la colonia su Marte era ancora una piccola città, racchiusa fra le pareti di un canyon e non un grande impero comandato da misteriosi governatori mascherati.
− Davvero non capisco come abbiano potuto terraformare Marte così velocemente − dico.
La domanda muore in un dubbio a cui nessuno di noi due sa dare una risposta sensata. Cambio obiettivo: − I tuoi colleghi: un tempo erano gente tosta. May si è rammollita, da quando ha formato con Branko la famiglia del mulino bianco. Legs si fa vedere una volta ogni tanto ed è diventata una musona pure lei.
Rimaniamo un attimo in silenzio, poi esclamiamo insieme: − Mi manca la cara vecchia Legs!
− E i nuovi colleghi che mi affibbiano? − riprende Nathan. − Somigliano sempre più alle ragazze di Non è la Rai. Mi è venuto il dubbio che Darver non sia Reiser che si è fatto la plastica, ma Gianni Boncompagni con la parrucca.
− E poi tutti questi universi paralleli che confondono sempre di più le acque? E tutti queste sedi decentrate dell’Agenzia Alfa? Vi hanno fatto perdere la sostanza e i valori di un tempo in favore di un maggior introito economico.
− E queste telepati? Si comportano da suore, ma si vestono da pornostar… Hai ragione, Angelo, questo mondo non fa più per me. Non hai mica da consigliarmi un fumetto migliore in cui emigrare?
− Potrebbe essere interessante quel Caravan che uscirà a giugno − provo a proporgli.
− No. Dura solo dodici numeri. Poi mi troverei di nuovo disoccupato. Io ho bisogno di un tempo indeterminato: non ho più l’età per i contratti a progetto!
− E lo dici a me?
Dedicato a Nathan Never che mi tiene compagnia da tanti anni, ma sono sempre più convinto che dovrei smettere di leggere…
Nota: il disegno è di Roberto De Angelis ed è (mi pare) la copertina del numero 200
6 commenti:
Io abbandonai Nathan con il numero 100, stesse motivazioni, periodi differenti.
Oramai leggo solo fumetti di cui sono certo che avranno una fine. Una saga interminabile è per forza di cose destinata a perdere la propria identità e/o a diventare melassa... irriconoscibile.
Per questo motivo, il numero 100, per me, è come una conclusione naturale delle saghe di fumetti. In particolare lo fu Dylan Dog, in cui Bonelli propose un numero 100 con la morte dell'eroe e un matrimonio onirico con Morgana. Il finale ideale ^_^
Sì, hai ragione.
Anche io ho smesso con Dylan non molto dopo il 100.
Per ora continuo con Dampyr, che sebbene abbia superato il 100, regge ancora bene l'età
Smisi di comprare Nathan Never quando mi accorsi che non lo aspettavo più con curiosità in edicola.
Quando mi resi conto che sui tecnodroidi avevano detto tutto quello che avevano da dirci.
Quandoebbi l'impressione che stavano grattando il fondo del barile già da un po' introducendo nuovi e pretestuosi personaggi.
Quando vidi che la crescita emotiva del protagonista era ad tempo ferma sullo zero.
Quando la qualità dei disegni non riprendeva quota.
Quando la qualità dei testi cominciò ad essere imbarazzante.
Tutto questo accade poco prima (o poco dopo, non ricordo) del numero 200.
Ma in mezzo a quei primi 200 numeri sono nascosti dei piccoli capolavori.
Un giorno, mi prenderò qualche giorno di ferie, staccherò il cellulare e mi metterò a rileggere.
Con l'iPod caricato con una playlist molto, molto lunga.
ah i govos' eye...
l'ultimo Maxi ha un po' quel sapore: a quel tempo m'avrebbe fatto storcere il naso, adesso mi riempie di nostalgia...
un ragazzo del '91. ^__-
Stessa situazione di Gloutchov. Leggevo sia Dylan sia Nathan (a scrocco dal mio migliore amico :D ). Dopo un po' scoprii che mi annoiavo, che erano prevedibili: ogni albo lo stesso plot. Nel caso di Dylan era più evidente (Nathan ci arrivò dopo moooolti volumi); un mistero, un cattivo, una bellona con cui andare a letto, l'assistente sempre (in)tempestivo, Bloch che dubita ma alla fine cede, scioglimento del mistero con qualche dubbio residuo, bellona che va via, finale con interrogativo aperto.
Come Gloutchov ora compro sempre fumetti che finiscono. E consiglio a tutti Death Note, che sembra una fesseria invece è un interessantissimo manga in soli 12+1 volumi (l'ultimo è di spiegazioni aggiuntive e approfondimenti, non di trama), che affronta temi come la giustizia, la pena di morte, l'individualismo, senza patetismi.
PS: buona pasqua!
Quanti commenti! :)
@CyberLuke: probabilmente hai ragione tu. Io, però, tendo ad affezionarmi al personaggio e spero per molto tempo che migliori prima di mollarlo (mi è accaduto anche con Dylan)
@Nonethousand: per come mi hai descritto il Maxi su Yattaaa, non credo lo prenderò ;)
@Livia: il vantaggio di Nathan su Dylan era la "continuity" che permetteva di non ripetere le stesse situazioni ma di farle evolvere. Fin quando c'è stato Sclavi hai testi, però, il livello di Dylan Dog era altissimo (e diverse storie molto buone le ha scritte più di recente Paola Barbato)
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