lunedì 7 dicembre 2009

Il Signore delle acque

Il gioco è sempre Minuti Contati. Si tratta di un concorso a tempo: l'Aguzzino dà il tema e lo START. Nel corso dell'ultima edizione sera il tema era "La vendetta dell'eterno secondo", da svolgere in 90 minuti e 3000 caratteri.

Qui di seguito trovate il mio raccontino (che non mi soddisfa al cento per cento... ma il tempo era scarso)

Il Signore delle acque

Il gruppetto di ragazzine mi travolge. Mi giro a guardare. Tre ragazzi, pantaloni strappati, tatuaggi, metallo ovunque e capelli biondi. Sono certo siano cantanti, anche se non li conosco. Sono troppo vecchio per la musica pop. “Dean, sei bello come un dio greco!”, urla una delle fanciulle. Eretica. Non sa cosa dice. Se avesse visto Apollo… ma lui ha scelto di esiliarsi sul sole. “Questo mondo non lo capisco” mi ha detto. Una ragazza si è fermata. Guarda me. “Tu non veneri i cantanti?”, le chiedo. “Non so nemmeno chi sono.” “E sai chi sono io?” “Mi scusi. Non volevo fissarla, ma lei è identico alla statua di Nettuno in piazza Maggiore.” Sorrido: “Nettuno. In anni recenti mi chiamavano così. Io preferisco Poseidone.” Aggrotta le sopracciglia, poi decide di stare al gioco: “Io sono Silvia. Se le offro un caffè, mi racconta che ci fa il dio del mare a Bologna?” “Bei tempi quelli in cui noi dominavamo il mondo. Il filosofi iniziavano a immaginare l’universo. E poi la poesia, l’arte, le guerre eroiche. Allora gli uomini sapevano di aver bisogno di noi. Bei tempi. Ma anche amari. Se solo fossi stati io il re dell’Olimpo. Dopo che uccidemmo Crono, ce li giocammo a sorte i regni. Zeus vinse terra e cielo, io il mare e ad Ade, poverino, toccò l’oltretomba. Fratelli, la mia vittoria non è la vostra sconfitta, disse Zeus. Se ne dimenticò in fretta. E fra noi iniziò la rivalità. Io ebbi un figlio, Teseo, grande eroe, campione dell’umanità. Lui mise al mondo Eracle e ancora oggi gli umani ricordano solo lui. L’altro giorno l’ho visto persino in un fumetto di supereroi. Io divenni patrono dei giochi istmici. Zeus si accaparrò quelli olimpici, che ancor oggi vengono celebrati. Provai a farlo fuori. E lui per vendetta mi mandò a costruire le mura di Troia. E ancora oggi voi ricordate Troia, ogni volta che qualcosa vi va male…” “Poi che accadde, Poseidone?”, Silvia sillaba il mio nome. Comincia a stancarsi di quello che crede sia un gioco. Sorseggio il caffè e continuo: “Ci avete dimenticati, convinti che tutto funzioni per leggi che vi siete inventati e avete chiamato scienza. Noi ci siamo adattati lavorare in silenzio, nascosti fra voi mortali. Nonostante ciò Zeus non la smetteva di fare il capo, sempre a ordinare e rimproverare. Hermes, come mai Internet non va oggi? Afrodite troppi divorzi.Non ne potevo più. Lo convocai sul tetto di un palazzo e lo sfidai. Sei invecchiato Zeus, gli dissi, è tempo che tu mi ceda lo scettro. Scommetto che non saresti capace di colpirmi con un fulmine nemmeno se io me ne stessi qui fermo. Ci scommetteresti il mare?, ribattè, ridendo. Se tu ti giochi cielo e terra. E fu così che mi scagliò la saetta più potente che avesse mai generato. Peccato che, come previsto, colpì il parafulmine.” “E dove è ora Zeus?” “È quel vecchio che chiede l’elemosina fuori.” Sìlvia comincia a ridere. “Grazie, chiunque tu sia. Mi hai rallegrato una giornata buia.” Si alza, paga il caffè e va via. Vado via anche io. Ho un mondo da governare, anche se non trovo più nessuno disposto a credermi. Forse dovrei smetterla di andare in giro con la tunica.

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