La traccia dell'esercio diceva di scrivere un componimento basato sul "rosso". Visto che l'ho svolto, anche se non mi riguardava direttamente, adesso lo metto qui:
Il rosso rimosso
Un Tasso Rosso e un Verme Vermiglio
finita la pioggia guardarono in alto
il sole fiammante nel cielo ora terso
e accanto un magnifico arcobaleno.
Il Tasso, commosso dal bello scenario,
nel fulvo suo manto nascose il suo pianto.
La voce del Verme suonava allarmata:
“Qualcuno ci aiuti. Che accade lì in basso?”
Il Tasso fu scosso da quello che vide:
il rosso sfilato dall’arcobaleno.
Dei sette colori, ve n’era uno in meno.
Insieme guardarono il mondo lì intorno.
Non era scarlatto più il manto del Tasso.
Neppure il bruco amaranto appariva.
Il rosso lì attorno pian piano spariva.
Il Tasso di corsa partì alla ricerca
di porpora, cremisi, scarlatto e vermiglio,
del rosso e di ogni colore suo figlio.
Pensava a un mondo senza il rossore
su timide guance. Ne ebbe timore.
Il sole al tramonto provò a ricordare
ed ebbe rimpianto di quel rosseggiare.
Saltò oltre un fosso, passò pure un dosso
con celere passo, rischiando anche l’osso
del collo. Pensava: “non posso
lasciare che accada. È un problema grosso”.
Giunse infine all’arcobaleno.
Pareva ci avesse impiegato un baleno.
Un vecchio, vestito con camice bianco,
teneva un pennello e un secchio lì accanto.
“Signore ti prego mi devi ascoltare.
Son corso fin qui solo per reclamare
il colore rosso.” Il vecchio fu mosso
a pietà dal Tasso arrivato di corsa fin là:
“Avrei sperato giungesse qui un uomo,
volendo richiedere il mio perdono
per essere stato egli troppo distratto
per godere il bello del mondo che ho fatto.
Ma troppo occupati a pensare al denaro
nessuno di loro pare essersi accorto
di questo mio furto così poco ortodosso
compiuto ai danni del tuo pelo rosso.
Per questo ora, Tasso, a te dono il mondo.
Fanne buon uso. Ce n’è uno solo.
E se mi accorgessi di un tuo passo falso,
nell’esser custode di questo tesoro,
lo toglierò a te come ora a coloro
che si sono scordati del mio capolavoro.”
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