Lo so bene che, nella scrittura, l’ispirazione è solo una piccola scintilla e che poi bisogna lavorare sodo sopra ciò che si scrive.
Eppure le cose migliori che scrivo (che non sono necessariamente buone in senso assoluto…) partono da un’idea che mi si istalla nel cervello e inizia a ruotare vorticosamente, fino a mettere in moto le dita sulla tastiera.
Non capita sempre, ma quando accade sento l’urgenza di mollare tutto ciò che sto facendo e mettere su carta quello che mi sta passando nella testa. Di solito non posso farlo, ma devo aspettare il silenzio della notte e interrompere prima che diventi troppo tardi, perché il giorno dopo devo alzarmi per andare al lavoro. Ma per alcuni giorni l’idea è calda e so che quello che produrrò, alla fina, mi lascerà soddisfatto. Certo all’inizio saranno “panni bagnati” venuti fuori dalla centrifuga che mi ruotava in testa. Ma ottimi panni che dovranno essere lasciati ad asciugare e poi stirati.
Su uno dei Forum di scrittura che frequento, qualcuno chiedeva tempo fa “scrivere è doloroso”? No, in questo caso per me non lo è. È frenesia che scorre nelle dita, urgenza, trasporto, ma non dolore.
Quando invece il materiale si raffredda, perché non ho avuto il tempo scrivere quando era urgente, tutto diverrà artificioso, pesante, difficile da gestire e, molte volte, rimarrà incompleto. Questo processo, unito alla mancanza di tempo, temo, mi renderà impossibile completare un romanzo.
Una cattiva notizia per me, ma ottima per gli alberi…
(*) Nell'immagine Thomas Edison. La foto è presa da wihipedia.
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