Il tema di Dicembre, citando un famoso film, si prestava a una interpretazione natalizia un po' bastarda.
Al solito, segue il mio racconto, questa volta però non nella versione pubblicata sul Forum, che ho dovuto tagliare in fretta e furia, rendendolo illegibile, perché il tempo stringeva ed ero troppo oltre col numero dei caratteri, ma nella versione pre-taglio. Buona lettura.
Sempre vostro, Babbo Bastardo
“…i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Io li incarto, ci metto un fiocchetto e ve li lascio sotto le palle. Dell’albero ovviamente.
Che sopra c’è già troppa gente.
Sempre vostro,
Babbo bastardo”
Valerio concluse la lettura con una grassa risata, a cui fecero eco quelle di Antonio e Pietro. Poi Antonio esclamò: “Che mito questo Babbo Bastar”
“Ragazzi, la porta!”, avvertì Pietro.
Antonio si zittì. Valerio provò a far sparire il giornale, ma si rese conto che non poteva farcela, così lo lasciò cadere in terra.
Dallo spiraglio Sergio s’intrufolò nell’ufficio, poi si guardò attorno con fare da cospiratore, chiuse alle sue spalle l’uscio e sentenziò: “Sarà ben stronzo quel Paolo Fini!”
“Chi?”, chiese Valerio, spingendo, col piede, il giornale sotto la scrivania.
“Quello che sta al terzo piano, con la faccia da becchino, che ogni volta che passa il direttore è pronto stendersi in terra per fargli da tappetino.”
“Che ha fatto?”
“C’ha una moglie che, un giorno sì e l’altro pure, spende milioni in gioielleria e a me dice:’ Ho visto l’auto nuova. Guadagni bene con quelle lettere anonime che invii alla Gazzetta’. Ogni volta che si avvicina Natale mi stracciano i maroni con questa storia di Babbo Bastardo.”
Antonio e Pietro si guardarono negli occhi soffocando una risata. Valerio provò a pensare qualcosa da dire prima che l’altro capisse.
Sergio disse: “Oh, non penserete pure voi che sia io?”
“No, no”, negò Valerio. Troppo in fretta.
“Ragazzi, che stavate facendo, quando sono entrato?” Senza aspettare risposta si guardò attorno e i suoi occhi individuarono subito un angolo del quotidiano che fuoriusciva da sotto la postazione di Valerio. Tirò un sospiro, si voltò e uscì.
Valerio fece capolino nella stanza di Sergio e ne incrociò subito lo sguardo. Sergio, infatti, stava con la sedia rivolta verso l’ingresso, quasi lo stesse aspettando.
“Scusa, Sergio. Io lo so che non sei tu a scrivere quegli articoli.”
“Non ti preoccupare Valerio. Sono quelle due merde che sono in ufficio con te, che mi hanno dato fastidio. Dai, spegni il computer e andiamo, che è ora. Ti do un passaggio, che se rimani altri due minuti con quelli, finisce che puzzi come loro.”
“Oh, ma questo qui guida come quando a tre anni portava il triciclo.” Valerio lo conosceva ormai da cinque anni e sapeva bene che non c’era rabbia nelle parole di Sergio, ma solo sfiducia nei confronti del mondo sublimata in un divertito cinismo. Così sottolineò le parole del collega con una risata.
Sergio fece eco quasi subito, poi riprese il discorso interrotto: “E così quello stronzo di mio figlio non si fa beccare che passava il compito alla sua ragazza? Nel bagno delle donne oltretutto. Al preside non sembrava vero di avere l’occasione di sospenderlo. Secondo lui, ho io scritto l’articolo sugli appalti truccati nel liceo.”
“Carogna. E tu non hai idea di chi possa essere Babbo Bastardo? A chi avevi raccontato la storia degli appalti?”
“A troppa gente. Ho la mania di aprire gli occhi dei miei amici sulle cose che hanno davanti agli occhi e non vedono.”
“Fai il cinico, ma ti fidi troppo.”
“Già. E qual gran furbacchione del preside, non si scopa una compagna di classe di mio figlio? E c’avrà almeno trent’anni più di lei. ‘Mezz’ora ogni tanto con quel vecchio e risparmio pomeriggi interi di studio’, ha detto a mio figlio. Lei sì che ha capito tutto. E io come faccio a spiegare a mio figlio che lui invece deve studiare? Oggi con una laurea fai il precario a vita, mentre se la dai in giro come minimo ti fanno diventare ministro.”
Valerio ridacchiò, poi chiese: “Ma davvero il preside se la fa con la studentessa?”
“L’ho visto con i miei occhi: la va a prendere alle undici il venerdì sera, in Via Malpertuso, e se la carica in macchina.”
Guardò, per l’ennesima volta, le foto. Un vero capolavoro: i volti del preside e della studentessa che entravano in un palazzo in periferia erano chiarissimi. Poi osservò il contratto d’affitto della garçonnier,con la firma del preside
Valerio sorrise e iniziò a scrivere: “Ecco il nuovo regalo dal vostro Babbo Bastardo: la storia di un preside che se la fa con l’alunna…”
Sempre vostro,
Babbo bastardo”
Valerio concluse la lettura con una grassa risata, a cui fecero eco quelle di Antonio e Pietro. Poi Antonio esclamò: “Che mito questo Babbo Bastar”
“Ragazzi, la porta!”, avvertì Pietro.
Antonio si zittì. Valerio provò a far sparire il giornale, ma si rese conto che non poteva farcela, così lo lasciò cadere in terra.
Dallo spiraglio Sergio s’intrufolò nell’ufficio, poi si guardò attorno con fare da cospiratore, chiuse alle sue spalle l’uscio e sentenziò: “Sarà ben stronzo quel Paolo Fini!”
“Chi?”, chiese Valerio, spingendo, col piede, il giornale sotto la scrivania.
“Quello che sta al terzo piano, con la faccia da becchino, che ogni volta che passa il direttore è pronto stendersi in terra per fargli da tappetino.”
“Che ha fatto?”
“C’ha una moglie che, un giorno sì e l’altro pure, spende milioni in gioielleria e a me dice:’ Ho visto l’auto nuova. Guadagni bene con quelle lettere anonime che invii alla Gazzetta’. Ogni volta che si avvicina Natale mi stracciano i maroni con questa storia di Babbo Bastardo.”
Antonio e Pietro si guardarono negli occhi soffocando una risata. Valerio provò a pensare qualcosa da dire prima che l’altro capisse.
Sergio disse: “Oh, non penserete pure voi che sia io?”
“No, no”, negò Valerio. Troppo in fretta.
“Ragazzi, che stavate facendo, quando sono entrato?” Senza aspettare risposta si guardò attorno e i suoi occhi individuarono subito un angolo del quotidiano che fuoriusciva da sotto la postazione di Valerio. Tirò un sospiro, si voltò e uscì.
Valerio fece capolino nella stanza di Sergio e ne incrociò subito lo sguardo. Sergio, infatti, stava con la sedia rivolta verso l’ingresso, quasi lo stesse aspettando.
“Scusa, Sergio. Io lo so che non sei tu a scrivere quegli articoli.”
“Non ti preoccupare Valerio. Sono quelle due merde che sono in ufficio con te, che mi hanno dato fastidio. Dai, spegni il computer e andiamo, che è ora. Ti do un passaggio, che se rimani altri due minuti con quelli, finisce che puzzi come loro.”
“Oh, ma questo qui guida come quando a tre anni portava il triciclo.” Valerio lo conosceva ormai da cinque anni e sapeva bene che non c’era rabbia nelle parole di Sergio, ma solo sfiducia nei confronti del mondo sublimata in un divertito cinismo. Così sottolineò le parole del collega con una risata.
Sergio fece eco quasi subito, poi riprese il discorso interrotto: “E così quello stronzo di mio figlio non si fa beccare che passava il compito alla sua ragazza? Nel bagno delle donne oltretutto. Al preside non sembrava vero di avere l’occasione di sospenderlo. Secondo lui, ho io scritto l’articolo sugli appalti truccati nel liceo.”
“Carogna. E tu non hai idea di chi possa essere Babbo Bastardo? A chi avevi raccontato la storia degli appalti?”
“A troppa gente. Ho la mania di aprire gli occhi dei miei amici sulle cose che hanno davanti agli occhi e non vedono.”
“Fai il cinico, ma ti fidi troppo.”
“Già. E qual gran furbacchione del preside, non si scopa una compagna di classe di mio figlio? E c’avrà almeno trent’anni più di lei. ‘Mezz’ora ogni tanto con quel vecchio e risparmio pomeriggi interi di studio’, ha detto a mio figlio. Lei sì che ha capito tutto. E io come faccio a spiegare a mio figlio che lui invece deve studiare? Oggi con una laurea fai il precario a vita, mentre se la dai in giro come minimo ti fanno diventare ministro.”
Valerio ridacchiò, poi chiese: “Ma davvero il preside se la fa con la studentessa?”
“L’ho visto con i miei occhi: la va a prendere alle undici il venerdì sera, in Via Malpertuso, e se la carica in macchina.”
Guardò, per l’ennesima volta, le foto. Un vero capolavoro: i volti del preside e della studentessa che entravano in un palazzo in periferia erano chiarissimi. Poi osservò il contratto d’affitto della garçonnier,con la firma del preside
Valerio sorrise e iniziò a scrivere: “Ecco il nuovo regalo dal vostro Babbo Bastardo: la storia di un preside che se la fa con l’alunna…”
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