Riprendo dal blog di Glauco la segnalazione di un post dal sito Out:think (che mi sembra un sito di consulenza editoriale: questo gruppo "fornisce stategie e strumenti - siti web, social media, e-mail e marketing - per supportare l'intera carriera di uno scrittore").
Senza voler esprimere giudizi sul tipo di servizi offerti (anche perché mi sono fermato a questa definizione che danno nella pagina di presentazione del sito), approfitto della traduzione di Glauco dei dieci problemi del mercato del libro americano (ma che penso di possa proiettare abbastanza bene su quello italiano):
- Il numero di libri pubblicati negli Stati Uniti è esploso (grazie anche ad autoproduzioni e ristampe).
- Le vendite sono in calo nonostante questa esplosione.
- La media delle vendite di libri è estremamente bassa, e cala altrettanto in fretta.
- Un libro appena uscito ha meno dell' 1% di possibilità di essere esposto sugli scaffali delle librerie.
- E' sempre più dura vendere libri. I vari generi sono ormai saturi.
- Molti libri, oggi, vengono venduti solamente nelle communities degli autori, e degli editori.
- La maggior parte del marketing di un libro, oggi, è fatta dall'autore e non dall'editore. (*)
- Nessun altro tipo di industria ha così tanti nuovi prodotti introdotti sul mercato annualmente (ciò riduce le possibilità di investimento sulla campagna pubblicitaria di un singolo titolo).
- La rivoluzione digitale sta espandendo il numero di prodotti messi in vendita, e il numero di canali di vendita. Ma non sta aumentando la vendita dei singoli libri.
- Il mondo editoriale è in uno stato di agitazione senza fine.
(*) A tal proposito vi segnalo un bell'articolo di Luca Masali, intitolato "Il mio amico idraulico" su numero 23 del Writers Magazine, in cui l'autore da una serie di suggerimenti su come promuovere il proprio libro, una volta pubblicato.
L'individuazione dei problemi è molto precisa e puntuale e, per quella che è la mia esperienza di lettore e quella di scrivente (se un giorno guadagnerò qualcosa con un libro userò la parola scrittore, piuttosto condivisibile.
L'individuazione dei problemi è molto precisa e puntuale e, per quella che è la mia esperienza di lettore e quella di scrivente (se un giorno guadagnerò qualcosa con un libro userò la parola scrittore, piuttosto condivisibile.
Meno precisa la descrizione delle soluzioni che somigliano più a slogan (ma, forse, è anche giusto così, visto che risolvere questi problemi è il servizio che vogliono vendere).
Si parla di "pass-along sale", che se capisco bene sono le vendite con una sorta di passaparola in cui chi ha gradito il libro lo fa conoscere agli amici, di sostituire le pubblicità con esperienze di immersione (qualunque cosa significhi), di fare leva sulle comunità di autori e editori, di marchi e di nuovi mercati (che, oltre Internet, non so quali possano essere).
Quello che mi colpisce di più sono gli ultimi due punti:
Quello che mi colpisce di più sono gli ultimi due punti:
- Costruite il libro su un'idea grande e nuova. Che è come dire: scrivete un capolavoro. Certo a questo, credo, ambiscano tutti. Come faccio a vincere alla lotteria? Facile: compra il biglietto vincente.
- Inserisci subito le idee principali e mantieni i libri corti. Insomma, parti forte e non tirarla troppo per le lunghe. Questo mi pare una buona idea, peccato che di solito i Best Seller siano dei tomi ingombranti e pesanti (nel senso dei kg).
2 commenti:
io penso che il problema sta proprio in questo nome: best seller. Miglior libro venduto eccetera eccetera. Tutto sui soldi. Bisognerebbe scrivere e basta, sperimentare cose nuove e non soddidfare il pubblico pagante con trame e sentieri già battuti. Il problema è che la letteratura non è successo e se ora sta agonizzando è perchè molti l'hanno percepita così.
Buona fortuna.
Sono d'accordo con te: il mercato avvelena la letteratura.
Però leggendo i classici, non è che gli scrittori si disinteressassero di piacere ai lettori. I grandi romanzi sono appassionanti ed emozionanti, ma allo stesso tempo appaganti per il cuore e per la mente.
Forse il problema è che oggi gli editori puntano tutto su schemi già collaudati per paura di rischiare?
Posta un commento