giovedì 8 settembre 2011

Lezioni di vecchio Entese...



Mi è capitato, di recente, di dover fare un lungo viaggio in treno.
Poco male. Tutto sommato il treno non mi dispiace. Mi stressa troppo lottare col traffico e con il modo personale di intendere il codice della strada di quelli che ti sorpassano da destra, ti si appiccicano da dietro a 130 all’ora pronti a superarti alla prima occasione, ti tagliano la strada. All’aereo non riuscirò mai ad abituarmi. In treno, invece, ho tempo per leggere e ascoltare musica. Insomma è il male minore.
Così ho preso con me la raccolta dei migliori racconti di Matheson, ancora calda di libreria e sono partito.
Solo che l’uomo seduto di fronte a me pareva deciso a sfruttare in modo diverso quel tempo: raccontando qualunque dettaglio della sua vita gli venisse in mente.
Ha iniziato indicandomi dei fulmini, in un temporale che si stava scatenando qualche chilometro più in là. Da buon logorroico aveva tutta una collezione di episodi di cattivo tempo in cui si era ritrovato, con tanto di foto sul telefonino. 
Per fortuna, dopo un po’, si è addormentato e mi sono goduto il momento leggendo il secondo racconto del libro (Duel). E intanto pensavo: quando si sveglierà, se me ne starò con gli occhi bassi sul libro, non avrò modo di tornare alla carica.
La vittoria era solo momentanea. Eccolo alla prima occasione, un messaggio sul cellulare, lamentarsi del  lavoro che non gli dà tregua, quasi fosse un medico. “Ma no, non faccio il medico”.
E, dopo una pausa significativa in cui lui si aspetta la fatidica domanda: “E cosa fa?” e io mi ostinavo a stare zitto, decide, con un altro colpo da maestro, di soddisfare comunque la mia curiosità.
Il fiume di parole è continuato con le sua avventure al militare, i suoi viaggi, i suoi genitori. Ma il bello era che, per ogni cosa, aveva elenchi infiniti da snocciolare.
L’elenco dei libri che i suoi commilitoni avevano lasciato in caserma.
L’elenco delle fermate che aveva fatto un treno che aveva preso qualche giorno prima.
L’elenco delle stazioni in cui il suo amico capostazione aveva lavorato.
Così, finalmente, ho colto appieno il significato dell’affermazione che, nel Signore degli Anelli, Barbalbero, (*) fa a proposito del modo di discutere degli Ent“Ma tu devi capire, giovane Hobbit, che ci vuole molto tempo per dire qualcosa in vecchio entese, e noi non diciamo mai niente se non vale la pena di prendere molto tempo per dirla.”

(*)Balbalbero e gli altri Ent sonocreature a metà strada tra alberi e uomini, con una natura vegetale ma in grado di pensare, muoversi e parlare.


NB. L'immagine è presa da -questo sito

2 commenti:

Fra' ha detto...

Adorabile Barbalbero!

gelostellato ha detto...

Barbalbero parlava così perché non gli è mai capitato d'andare in treno, altrimenti già me lo vedo a imprecare mentre va a comprarsi un iPod :)