C’è chi anche chi la “modernità” dei post precedenti
fatica a capirla, come le persone un po’ più in là con l’età ma anche tutti i
coloro per cui accendere un computer è un atto di violenza al mondo e a sé stessi.
Così in questi giorni di neve ci si divide fra coloro per
cui la neve è il soggetto delle foto da mettere su Facebook e chi ha sentito
parlare di questa strana abitudine e rimpiange le vecchie palle di neve.
È partita da qui una conversazione sull’autobus, l’altro giorno fra, un uomo e una donna fra i cinquanta e i sessant’anni.
Lei fa un commento sul figlio che perde tempo su Facebook.
Lui decide di svelarle uno dei misteri del mondo: “Ma lo
sai tu, che i proprietari di Facebook prendono dieci euro per ogni persona
iscritta?”
“Ah, però.”
“No, ma ci pensi? Fai il conto: con tutte le persone che
sono iscritte a Facebook, questi guadagnano un sacco di soldi.”
“Vero.” Lei approva, ma con un tono di incertezza nella
voce. Rimane un attimo in silenzio, poi chiede: “Scusa, ma chi è che li dà
questi soldi a Facebook? Non mi pare che si paghi per iscriversi.”
Lui è preso in contropiede. Balbetta e intanto la sua
mente elabora, cerca e finalmente trova la risposta: “Bè, le compagnie
telefoniche! Sono loro che pagano Facebook. Dieci euro per ogni iscritto.”
Avrei tanta voglia di girarmi e di ringraziare quest’uomo
per il buon umore che mi ha regalato. Ma lui cambia discorso: “Oh, ma lo sai
che il sessantacinque percento dei disoccupati manda la domanda di lavoro alle
biblioteche pubbliche.”
Beh, se lo dice lui…
PS. La foto dei Simpson di neve (ma solo la foto), l'ho fatta io nel cortile di Palazzo D'Accursio. Ovviamente per metterla su facebook
3 commenti:
che carini!!! grazie per averlo postato! Ma lo sai che una volta mio suocero guardando il navigatore che ci dava indicazioni su dove andare ha chiesto candido (riferendosi alla voce del tom tom): "ma quante persone lavorano in questo call center?" :-)
Ci sono un sacco di tuttologi in giro per la città. Bellissimi.
Grazie a entrambi.
Quella sui call center è bellissima. Chissà se anche la nostra generazione fra trent'anni si troverà spaesata dalle tecnologie future (sempre che non ci ritroviamo in un mondo come quello di Mad Max...)
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