mercoledì 26 dicembre 2012

Due parole su Lo Hobbit



Di solito non parlo di film in questo blog (anche perché da un paio di anni, riesco ad andare al cinema davvero raramente, per cause di forza maggiore).
Però due parole sul Lo Hobbit le voglio dire, visto che l’ho atteso con tanto desiderio.
Premetto, per chi non lo avesse ancora visto, che nel seguito ci possono essere anticipazioni della trama (quindi, Anna, smetti di leggere ora).

Cominciamo dagli aspetti positivi del film: la pellicola è spettacolare, la qualità visiva è degna della precedente Trilogia (N.B. credo che nella sala in cui l’ho visto non ci fosse la famigerata ripresa con doppia quantità di frame, perché nono ho avuto le sensazioni di iperrealismo e di documentario televisivo di cui ho letto qua e là).
Mi ha fatto piacere rivedere Frodo e il vecchio Bilbo, nella parte iniziale del film e ritrovare, più avanti, Saruman e Galadriel (Elrond me l’aspettavo, dai ricordi del libro, per quanto l’avessi letto molti anni fa). L’introduzione di Radagast, per quanto assente dal libro, è piacevole. L’incontro fra Bilbo e Gollum, poi, vale davvero tutto il film.
Però.
Però, il libro di partenza era davvero esile (si tratta in fin dei conti di una favola e pure molto più breve del Signore degli Anelli, che d’ora in poi indicherò come SdA) e questo crea dei vuoti di contenuto davvero imperdonabili in un film in cui si volevano ripercorrere i toni epici dei precedenti tre e persino la lunghezza.
Andando nel dettaglio:
  1. La posta in gioco del Sda era la salvezza stessa della Terra di Mezzo. Nel Lo Hobbit c’è una scaramuccia per il possesso di una città fra Nani e di un’altra con un drago
  2. I personaggi del SdA erano grandiosi, ricchi di conflitti interiori (si pensi a Boromir  e Aragorn, al peso dell’impresa che deve sobbarcarsi Frodo, Denethor, Theoden, Faramir…). Nel libro dell Hobbit i caratteri dei vari nani erano appena accennati e nel film questi non rimangono che delle sagome vuote. Lo stesso Thorin Scudodiquercia, su cui si cerca di ricostruire un nuovo Aragorn, non riesce ad avere la forza del ramingo, forse per la posta in gioco, come dicevo prima, più bassa o forse perché caratterizzato in modo prevedibile e unidimensionale. Si salva solo Bilbo che è dipinto davvero bene (e ovviamente Gandalf che già conosciamo)
  3. I combattimenti nel SdA mi facevano trepidare e mettevano al centro i singoli personaggi (si ripensi e Merry e Pipino che provano a sbarrare il passo al Nazgul che vuole l’anello di Frodo, ad Aragorn contro l’orco nella scena finale della Compagnida dell’Anello, a Boromir che cerca di vendicare il proprio onore a all’incredibile duello di Gandalf con il …) – Qui, come conseguenza del precedente vuoto di personaggi i combattimenti, anche se spettacolari sono da videogioco. Non c’è mai nessun dubbio su come finiranno, le scene sono riprese da lontano, senza mai mettere al centro il singolo personaggio (tranne nello scontro fra Thorin e l’orco bianco, con la figura da cretino che ci fa il re dei Nani) e, per quanto spettacolari sono davvero fredde
  4. Infine il continuo citare il SdA, in modalità di ripresa, musiche, scene (diverse volte si ha la sensazione del déjà-vu, per esempio nelle scende dei goblin che arrivano in massa lungo le pareti del sotterraneo, nella seguente fuga fino al ponte, nella scena lungo lo strettissimo sentiero della montagna) dà l’impressione che nulla di nuovo sia stato introdotto o detto con questo film.
  5. Aggiungo che comincio a stancarmi di certi “luoghi comuni” di un certo tipo di cinema, come la finta morte di Thorin e la scena in cui il re dei Nani sembra rimproverare aspramente Bilbo e invece sta per abbracciarlo.
Parrà impietoso giudicare lo Hobbit raffrontandolo col SdA, ma la sensazione che ho avuto è stata davvero di trovarmi di fronte a un copia e incolla della trilogia originale privata del contenuto, dei personaggi e delle emozioni.
Insomma, non dico di non andare a vederlo, ma mi pare che, questa volta, il film mira direttamente ai portafogli del pubblico senza passare per il suo cuore. Peccato: se si fossero limitati a farne uno solo poteva essere davvero un capolavoro.

2 commenti:

Glauco Silvestri ha detto...

Considera che Lo Hobbit (1937) fu scritto prima de Il Signore degli Anelli (1954). Era una sorta di prova generale... gli scritti di Tolkien, lo si nota in maniera piuttosto chiara, sono tutti frutto di uno studio certosino che poi ha portato al capolavoro che tutti amiamo.

E' quindi vero che Lo Hobbit sembra un copia&incolla... ma se volessimo essere onesti, è proprio il contrario. E' il Signore degli Anelli che copia la struttura de Lo Hobbit. Certo, la migliora, la amplifica... ma la struttura originale è quella de Lo Hobbit. Così come i personaggi, molti dei quali ricompaiono meglio sviluppati nel romanzo successivo, hanno la loro origine proprio in questo libro di 300 pagine (che no... la sua edizione originale non era scritta in grosso e con immagini per i bambini... ma oggi, specie in Italia, fantasy=libri per bambini).

Concordo invece con la forzatura della pellicola di proporre in tre parti un libro che andava narrato tutto d'un pezzo. Questa è stata una porcata... che ne ha rovinato la storia. Se si allunga troppo il brodo con l'acqua, non rimane che acqua unta! :(

Angelo Frascella ha detto...

Ciao Glauco e grazie del commento.

Ovviamente per il copia e incolla mi riferisco al film e non ai libri, che hanno delle "personalità" ben definite e molto diverse fra loro.

Ne approfitto per augurarti buon Natale e buon anno