Minuti Contati è tornato. La seconda stagione di è conclusa con la vittoria di Roberto Bommarito e con gennaio si riparte da zero.
Il tema del mese era "Incroci nella nebbia". Il mio racconto, risultato secondo nella classifica finale, è qui sotto. Buona lettura.
Il giorno in cui il cielo cadde sulla Terra
“Non mi prendi, mamma” rise Beatrice, correndo fra gli scaffali.
“Bu!”
Quel cretino di Ricky era sbucato fra due colonne di panettoni.
“Brava Bea, gioca con Ricky. Io faccio due chiacchiere con Elena.”
Mamma proprio non capiva che lei non sopportava il figlio della sua amica.
“Lasciami in pace, altrimenti lo dico…”
“A mia madre o alla tua?” rise lui, fingendo di tremare. “Quando vedrai cosa sta succedendo fuori, i miei scherzi non ti sembreranno più così brutti.”
Il bambino le afferrò la mano e iniziò a tirarla.
“Se mi allontano, mamma si arrabbia.”
“Hai paura proprio di tutto. Pure di tua mamma.”
Bea sbuffò e si lasciò trascinare. Arrivati in fondo, lui si fermò e le mise le mani sugli occhi: “Fai un bel respiro.”
Poi la spinse oltre le casse: “Za-zan!”
Bea spalancò la bocca. Fuori, il mondo era scomparso, inghiottito da un fumo bianco.
“Sono nuvole. Il cielo è caduto sulla terra.”
All’inizio Bea ebbe paura, poi capì che avrebbe potuto rivedere la nonna. Era salita in cielo ma, ora che il cielo era sceso giù, lei sarebbe stata fuori ad aspettarla. Corse verso l’uscita.
“Dove vai? Non possiamo uscire da soli.” La voce di Ricky era carica di terrore. In un’altra occasione, lei ne avrebbe approfittato per rendergli pan per focaccia, ma ora no.
Appena fuori, vide una vecchina.
“Nonna” urlò avvicinandosi. Subito si accorse dell’errore e si rimise a correre.
Forse la stava aspettando al negozio di caramelle. Svoltò un angolo, poi un altro e si fermò, dubbiosa. Avrebbe già dovuto incontrare il negozio e non riusciva a riconoscere l’incrocio in cui si trovava.
Vicino al muro, stava seduto un vecchio con la barba bianca e un cappello rosso. Che fosse Babbo Natale? Gli si avvicinò e sentì puzza di pipì e di vino. Non poteva essere quello l’odore di Babbo Natale.
Indietreggiò piano, ma quando l’uomo la chiamò con voce impastata, lei si voltò e ricominciò a correre, fino all’incrocio successivo.
Non riconosceva neanche qui la strada. Si era persa fra le nuvole e quelle erano tornate in cielo? Sentiva le lacrime spingere sul bordo degli occhi, quando una mano le accarezzò i capelli. Alzò lo sguardo. Un uomo alto e biondo, vestito di bianco, la guardava con la testa piegata.
“Sei un angelo?” gli chiese.
“No, sono un mago, ma so trasformare le persone in angeli. Ti piacerebbe diventarlo, piccola?”
Uno strano brivido percorse la schiena di Bea.
“Lascia stare quella bambina.”
Bea si voltò e vide il finto Babbo Natale giungere con passo incerto. Brandiva un cartone di vino come una spada.
Il mago sollevò le spalle: “L’uno vale l’altro, ma mi sarebbe piaciuto provare la mia magia su di te. Torna a casa.”
Bea iniziò a correre in mezzo alle nuvole, fino a che non sbatté contro un paio di gambe.
“Amore mio, che paura mi hai fatto prendere.”
“Volevo vedere nonna” si scusò lei.
La madre l’abbracciò forte ed entrambe di misero a piangere.
La mattina dopo si svegliò col sottofondo del telegiornale. Si alzò e andò verso la cucina.
“È successo vicino al supermercato. Ieri sera, capisci? Poteva accadere a Bea.” La mamma stava piangendo.
“Ma non è accaduto a lei” disse papà con la solita voce tranquilla.
Sullo schermo, c’era la foto del finto Babbo Natale.
“Mamma, cos’è successo a quel signore?” chiese, indicando l’apparecchio.
“È diventato un angioletto.”
“Allora quello era davvero un mago” sussurrò lei, con un pizzico di rimpianto.
“Bu!”
Quel cretino di Ricky era sbucato fra due colonne di panettoni.
“Brava Bea, gioca con Ricky. Io faccio due chiacchiere con Elena.”
Mamma proprio non capiva che lei non sopportava il figlio della sua amica.
“Lasciami in pace, altrimenti lo dico…”
“A mia madre o alla tua?” rise lui, fingendo di tremare. “Quando vedrai cosa sta succedendo fuori, i miei scherzi non ti sembreranno più così brutti.”
Il bambino le afferrò la mano e iniziò a tirarla.
“Se mi allontano, mamma si arrabbia.”
“Hai paura proprio di tutto. Pure di tua mamma.”
Bea sbuffò e si lasciò trascinare. Arrivati in fondo, lui si fermò e le mise le mani sugli occhi: “Fai un bel respiro.”
Poi la spinse oltre le casse: “Za-zan!”
Bea spalancò la bocca. Fuori, il mondo era scomparso, inghiottito da un fumo bianco.
“Sono nuvole. Il cielo è caduto sulla terra.”
All’inizio Bea ebbe paura, poi capì che avrebbe potuto rivedere la nonna. Era salita in cielo ma, ora che il cielo era sceso giù, lei sarebbe stata fuori ad aspettarla. Corse verso l’uscita.
“Dove vai? Non possiamo uscire da soli.” La voce di Ricky era carica di terrore. In un’altra occasione, lei ne avrebbe approfittato per rendergli pan per focaccia, ma ora no.
Appena fuori, vide una vecchina.
“Nonna” urlò avvicinandosi. Subito si accorse dell’errore e si rimise a correre.
Forse la stava aspettando al negozio di caramelle. Svoltò un angolo, poi un altro e si fermò, dubbiosa. Avrebbe già dovuto incontrare il negozio e non riusciva a riconoscere l’incrocio in cui si trovava.
Vicino al muro, stava seduto un vecchio con la barba bianca e un cappello rosso. Che fosse Babbo Natale? Gli si avvicinò e sentì puzza di pipì e di vino. Non poteva essere quello l’odore di Babbo Natale.
Indietreggiò piano, ma quando l’uomo la chiamò con voce impastata, lei si voltò e ricominciò a correre, fino all’incrocio successivo.
Non riconosceva neanche qui la strada. Si era persa fra le nuvole e quelle erano tornate in cielo? Sentiva le lacrime spingere sul bordo degli occhi, quando una mano le accarezzò i capelli. Alzò lo sguardo. Un uomo alto e biondo, vestito di bianco, la guardava con la testa piegata.
“Sei un angelo?” gli chiese.
“No, sono un mago, ma so trasformare le persone in angeli. Ti piacerebbe diventarlo, piccola?”
Uno strano brivido percorse la schiena di Bea.
“Lascia stare quella bambina.”
Bea si voltò e vide il finto Babbo Natale giungere con passo incerto. Brandiva un cartone di vino come una spada.
Il mago sollevò le spalle: “L’uno vale l’altro, ma mi sarebbe piaciuto provare la mia magia su di te. Torna a casa.”
Bea iniziò a correre in mezzo alle nuvole, fino a che non sbatté contro un paio di gambe.
“Amore mio, che paura mi hai fatto prendere.”
“Volevo vedere nonna” si scusò lei.
La madre l’abbracciò forte ed entrambe di misero a piangere.
La mattina dopo si svegliò col sottofondo del telegiornale. Si alzò e andò verso la cucina.
“È successo vicino al supermercato. Ieri sera, capisci? Poteva accadere a Bea.” La mamma stava piangendo.
“Ma non è accaduto a lei” disse papà con la solita voce tranquilla.
Sullo schermo, c’era la foto del finto Babbo Natale.
“Mamma, cos’è successo a quel signore?” chiese, indicando l’apparecchio.
“È diventato un angioletto.”
“Allora quello era davvero un mago” sussurrò lei, con un pizzico di rimpianto.
1 commento:
bello!!!
Anna
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