La settimana scorsa, il quotidiano gratuito Metro ha pubblicato uno speciale "numero dal futuro" con notizie immaginarie dal 2031. Sul sito si potevano proporre i propri articoli. Visto che sono arrivato in ritardo sulla scadenza, il mio ve lo propongo qui.
Il cinema, ora, ha 4D
Più di diecimila persone, ieri, si sono accalcate davanti al cinema Swann di Parigi, per il debutto mondiale del primo film in 4D della storia. Una folla enorme, che però non ha scoraggiato gli ultimi arrivati.
In fondo alla fila c’ero anche io, ma con mio stupore, la fila avanzava molto più rapida di quanto avrei immaginato.
Più ero vicino all’ingresso, più coglievo espressioni stupite e soddisfatte sui volti di chi usciva dal cinema. “È incredibile”, diceva una giovane mamma, “da oggi potrò venire al cinema senza sentirmi in colpa per il tempo sottratto alla mia piccolina”. E il papà aggiungeva: “Per non parlare dei soldi risparmiati sulla baby sitter”. “Non possiamo avere anche l’ufficio 4D?”, si chiedeva un manager in giacca e cravatta. La risposta era l’ingombrante struttura contenente l’acceleratore di particelle, necessario per l’effetto 4D.
L’ingresso era a pochi passi. La locandina animata del film prometteva divertimento, azione e scene mozzafiato, mentre l’avatar dell’avvenente transgender protagonista della pellicola si chinava ad accarezzare uomini e donne nelle prime file.
Appena entrato in sala, ho guardato l’orologio. Che il film fosse bello o meno, non mi importava. Ero lì per sperimentare il 4D e, a essere sincero, non credevo che avrebbe davvero funzionato.
Le luci si sono spente e una voce ha spiegato quello che stava accadere. Prima ha ricordato il celebre esperimento con cui, nel 2011, si era scoperto che i neutrini potevano superare la velocità della luce e di come, da lì, era nata l’idea del 4D. “La sala cinematografica verrà saturata di neutrini” diceva lo speaker, “ma non vi preoccupate, non c’è nessun rischio per la salute". Poi ha avvertito che il generatore 4D stava per essere attivato.
All’inizio non ho sentito nulla. Poi è giunto un lieve senso di nausea accompagnato dalla sensazione che una forza mi stesse tirando in tutte le direzioni.
Il film, remake di “Ritorno al Futuro”, non era un granché. Il classico 3D era sfruttato al massimo e pareva di poter toccare le curve, sintetiche, della protagonista . Ma il film originale era un’altra cosa.
Non vedevo l’ora di uscire e, finalmente, i titoli di coda hanno posto termine all’attesa. Ed ecco di nuovo la nausea associata, questa volta, a un senso di compressione.
Mentre uscivo dal cinema, non ho potuto trattenere un’esclamazione di stupore. Il film era durato più di due ore, ma lì fuori erano passati solo quattro minuti.
N.B l'immagine è presa da qui
3 commenti:
hai un folle, da mettere in folla :)
e un refuso da correggere qui:
Ero lì per sperimentale era il 4D
Idea simpatica, anche se forse il finale è didascalico. Se lo fai finire dopo "quattro minuti" è già sufficiente, non trovi? :)
Grazie, Gelo, dell'editing!
Ricevo e correggo.
bello! Forse scandisci - per gusto mio eh! - troppe volte i tempi: la fila era enorme, non serve che ricordi che eri in fondo e poi che avanzava; Se non vedeva l'ora che finisse il film, non e' necessario per il lettore e/o per lo stile scelto, ricordare che i titoli di coda sono quelli che chiudono il film e che poi "mettono fine". I riferimenti temporali, dico, sono tanti! A volte rallentano! : )
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